Programma 2004

Spettacolo

4 novembre 21.00
Multisala Corallo
Via Innocenzo IV, 13 r

Play time

Vedere la scienza

Titolo Originale: Play Time, Francia 1967, 129'
Genere: Commedia
Regia: Jacques Tati
Attori: Jacques Tati, Barbara Dennek, Jacqueline Lecomte, Reinhard Kolldehoff, Rita Maide.

Introduzione di Paolo Pierazzini. Con un intervento di Paolo Piccardo

Play Time, sintesi gigantesca della poetica di Jacques Tati, è uno di quei monumenti isolati che punteggiano la storia del cinema, respingendo espliciti riferimenti a qualsiasi opera precedente o successiva. Una giornata di Monsieur Hulot tra uffici asettici e glaciali, traffico metropolitano, turiste straniere e night da sabotare. Caso più unico che raro di "kolossal comico", il più costoso dei film di Tati (che girò in 70mm – e se il film non è visto in tale maniera, e in lingua originale, non sarà davvero mai possibile apprezzarlo per bene - e costruì in studio un'autentica città del futuro, Tativille) è un apologo contro i rischi della disumanizzazione del mondo moderno e la conseguente perdita dell'identità: la cibernetica come stile di vita che, tra suoni rumori cacofonie e linguaggi incompatibilmente diversi, tende alla pazzia. Come disse Truffaut, "un film che viene da un altro pianeta", in cui si penetra con garbo e lentezza e si finisce per esserne contagiati costantemente: lo sforzo di mimesi, se eseguito, viene infatti ripagato da una messinscena complessa e attentissima che celebra un horror vacui tragicomico (ogni inquadratura è così fitta di informazioni che andrebbe studiata separatamente): la comicità di Tati, poi, pur debitrice di tante fonti, non assomiglia a quella di nessun altro e vuole restituire, con garbo e ironia, il dramma della solitudine dell'uomo contemporaneo (si badi che Hulot o sta quasi sempre zitto o bofonchia qualcosa che difficilmente si comprende). Poetico senza esserlo apertamente, e anche evidentemente squilibrato, il film riversa tanto l'umiltà di artigiano dell'autore quanto la sua superbia intellettuale. Bellissime le riprese "ludiche" (e felliniane: o viceversa?) del traffico di Parigi, somigliante a sgargianti girandole di automobili o ai girelli per bambini.Il film, tuttavia, fu un fiasco quasi preannunciato e il film (originariamente di 152', poi ridotto a 137' e indi a 129', di nuovo visibile in questo stato dopo il restauro del 2002) fu ridotto dallo stesso Tati a 108'. Diceva Tati: " Confusione è la parola della nostra epoca. Si va troppo in fretta. Ci dicono tutto quello che dobbiamo fare. Organizzano le nostre vacanze. La gente è triste. Nessuno fischietta più per strada (...) sarà sciocco, ma mi piacciono le persone che fischiettano per strada ed io stesso lo faccio. Credo che il giorno in cui non potrò più fischiettare per strada sarà una cosa gravissima".
Homo Technologicus: Sono tutti i frequentatori di Tativille. Rimangono intrappolati nella modernità senza trovare ragionevoli vie di fuga. La tecnologia nutre la vita quotidiana e contemporaneamente la intralcia.

Il film fa parte della rassegna
Vedere la scienza




> indietro  
english version contatti edizioni precedenticreditsarea riservata