Beagle, la newsletter del Festival 2004

Dall'archivio del Festival, tutte le notizie dell'edizione 2004 curate dalla redazione di Beagle, la newsletter del Festival (a cura del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste)


3 novembre 2004
Uno, nessuno, centomila universi

di Daniela Cipolloni

Con il naso all'insù, a immaginare il cosmo

Finito o infinito, armonico o disordinato, affascinante o angosciante, buio o illuminato di stelle. L'universo ha mille facce, tante quante quelle che ciascuno di noi gli mette addosso. Lo spazio che si estende al di là della Terra, fuori dal sistema solare, tra galassie, costellazioni, nebulose e buchi neri, evoca immagini e suggestioni che si mescolano con le conoscenze sempre più approfondite di cosmologia e astrofisica. Del variegato immaginario pubblico sull'universo ha parlato al Festival Stefano Giovanardi, astronomo e curatore scientifico del Planetario di Roma.
In America, ci racconta, quando la Cnn ha trasmesso le immagini della nebulosa Aquila, fotografate dal telescopio spaziale Hubble, si è scatenato un caso mediatico. "In quelle tre grosse colonne di polvere scura c'era gente convinta di vedere il volto di Gesù, piuttosto che il Budda, la sfinge, un cane, una mucca e chi più ne ha più ne metta."

E allora, come si fa a conciliare l'universo con le immagini che ciascuno ne ha?
Con un mazzo di carte da poker. Tutte le carte hanno una cosa in comune, il dorso. L'altro lato è diverso da carta a carta. È come dire: ci sono tante cosmologie dietro lo stesso oggetto.

Ti riferisci alle cosmologie popolari?
Sì. Per fare un esempio, la maggior parte delle persone immagina l'universo come uno spazio infinito, ma non sa bene come riempirlo. Tutto sembra funzionare abbastanza bene se non ci si spinge fuori dal sistema solare, a noi più famigliare. Oltre si apre invece un limbo che si estende fino ai confini dell'universo, uno spazio che ognuno finisce per immaginarsi a modo suo, con un po' di fantasia.

Ma l'universo è infinito o no?
È finito, anche se è difficile riuscire a crederlo, perché viene automatico pensare: e poi, quando finisce, cosa c'è dopo?

Cosa c'è?
Niente. Non è intuitivo, eppure dopo non c'è più nulla.

Qual è la tua immagine dell'universo?
Le immagini degli astronomi si formano con lo studio, c'è meno spazio alla libera invenzione. Ma l'universo spiazza tutti. Anche gli scienziati.
 
 
Testi a cura del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste.
Coordinatore: Nico Pitrelli. Redattori: Daniela Cipolloni, Ilaria Fazi, Ilenia Picardi.
 
 
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