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Beagle,
la newsletter del Festival 2004
Dall'archivio del Festival,
tutte le notizie dell'edizione 2004 curate dalla redazione di
Beagle, la newsletter del Festival (a cura del Master
in Comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste)
7 novembre 2004
La scienza conosce il peccato
di Giancarlo Sturloni
Manhattan Project: la superiorità tecnologica come arma finale
"Da oggi siamo tutti figli di puttana." Kennet Bainbridge, direttore del Trinity Test, ha ancora negli occhi la luce di dieci soli. Sono le 5.30 del mattino del 16 luglio 1945 e ad Alamogordo, Stati Uniti, la sabbia del deserto si trasforma in vetro. I militari e gli scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan hanno appena portato a termine, con successo, la prima detonazione di un ordigno nucleare della storia. Qualche settimana dopo, il 6 agosto 1945, un aereo alleato sgancia sul cielo di Hiroshima "Little Boy", atomica con un'anima di uranio, polverizzando una città di 350 mila di abitanti. Tre giorni dopo, il 9 agosto, tocca a Nagasaki.
Con questa vicenda, commenterà Robert Oppenheimer, a capo del team di scienziati del Progetto Manhattan, "la fisica ha conosciuto il peccato". Impossibile, dopo Hiroshima, considerare la scienza un'attività neutrale, svincolata dalla politica e dalle logiche del potere. Nell'immaginario del Novecento, Hiroshima è il peccato originale di cui si è macchiata la scienza, frantumando il mito già incrinato della purezza della ricerca scientifica come attività umana mossa soltanto dal desiderio di conoscenza.
L'utilizzo a scopi bellici della scienza non è un'invenzione moderna, e da sempre le applicazioni belliche ne hanno certamente accelerato lo sviluppo. Si pensi, solo per fare un esempio, alle leggi del moto e alle tavole logaritmiche perfezionate per la balistica (se ne avete occasione, visitate al Festival la mostra dedicata a Jurij Georg Vega). Ma, come sembrano suggerire le immagini iniziali di 2001 Odissea nello spazio, l'alba dell'uomo coincide con l'acquisizione della capacità di usare uno strumento (un osso, nel film), cioè di padroneggiare una tecnologia, per quanto rudimentale, la cui prima applicazione, non è caso, è un'arma.
Insomma, il connubio tra ingegno umano, scienza e guerra è vecchio come il mondo, e da sempre le nazioni più avanzate dal punto di vista tecnico-scientifico sono anche quelle più potenti sotto il profilo militare. Ma con il Progetto Manhattan non si afferma solo un nuovo modo di fare scienza, la cosiddetta big science, si afferma anche l'idea della superiorità tecnologica come arma decisiva. "La guerra è finita", dichiarò il generale Grooves entusiasta del Trinity Test, "uno o due di questi affari e il Giappone è sbrigato". E mentre anche la propaganda si adegua, adottando il linguaggio asettico della medicina e riciclando il mito della purezza nell'utopia delle "guerre pulite", "preventive", fatte con bombe "intelligenti" e "operazioni chirurgiche", una sola nazione, l'unica ad avere impiegato l'atomica a fini bellici, guida la corsa all'arma finale. Scriveva il generale George Patton: "Gli americani sono i migliori meccanici del mondo. L'America ha la più grande abilità per la produzione di macchine. Perciò abbiamo il dovere di mettere a punto metodi di guerra che sfruttino questa nostra superiorità naturale. Dobbiamo combattere impiegando macchine sul terreno, e nell'aria, al massimo delle nostre capacità."
Approfondimento
Grandi vecchi, grandi trame: i misteri dell'atomica
Carlo Bernardini, Stefania Maurizi, Piergiorgio Odifreddi
Spettacolo
Il dottor Stranamore
Mostra
Esciential. Jurij Georg Vega, artiglieria e logaritmi
Magazzini del Cotone - modulo 5, Area Porto Antico
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Testi a cura del Master in Comunicazione
della Scienza della SISSA di Trieste.
Coordinatore: Nico Pitrelli. Redattori: Daniela Cipolloni,
Ilaria Fazi, Ilenia Picardi.
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